Dopo una fase di progettazione di circa due anni, dal 21 maggio scorso alla Casa della Comunità di Castel San Pietro Terme è partito sperimentalmente il progetto di “Oncologia territoriale: implementazione delle prestazioni a bassa complessità e follow up”, che ha l’obiettivo di decentrare parte dell’attività che si svolge attualmente al Day Hospital Oncologico del Santa Maria della Scaletta per permettere alle persone con patologia oncologica che effettuano chemioterapia antiblastica orale che vivono a Castel San Pietro Terme, Castel Guelfo di Bologna, Dozza e Medicina, di eseguire i prelievi di controllo, ricevere le prescrizioni ed i farmaci alla Casa della Comunità di viale Oriani, dove si svolgeranno anche i controlli medici periodici in telemedicina.
“Si tratta di un progetto che ha comportato un lavoro di preparazione complesso, che ha coinvolto molti professionisti di questa Azienda che ringrazio sinceramente per l'impegno profuso per superare gli ostacoli organizzativi e realizzare questa modalità innovativa di fare assistenza in oncologia, che in futuro vogliamo implementare ulteriormente in questa sede ma anche sviluppare nelle altre strutture territoriali dell’Ausl di Imola – spiega Antonio Maestri, direttore dell’UOC interazionale di Oncologia di Imola e Bologna.
“Riorganizzare l’assistenza ospedaliera implementando quella territoriale e creando percorsi di presa in carico multidisciplinare dedicati a pazienti con patologie croniche, compresa quella oncologica, è un obiettivo fondamentale della nostra Azienda USL – aggiunge Sabrina Gabrielli, direttrice assistenziale e responsabile delle Case della Comunità dell’Ausl di Imola - La pandemia vissuta negli ultimi anni ci ha insegnato ad ottimizzare l’utilizzo di tecnologie come la telemedicina in modo da andare incontro ai bisogni dei pazienti, garantendo un’assistenza di prossimità, che è un concetto insito, da sempre, nell’assistenza territoriale”.
“Lo sviluppo dell’oncologia territoriale nasce dall’esigenza di corrispondere al meglio ai reali bisogni del paziente oncologico, alla presa in carico in tutte le fasi del percorso – conclude il direttore generale Andrea Rossi- Da una maggiore attenzione al suo vissuto di malattia, con particolare attenzione alla qualità della vita e dalla coerenza con l’evoluzione epidemiologica delle condizioni di contesto (cronicizzazione della malattia, polimorbosità, invecchiamento, tutela dei diritti durante e dopo la malattia). La progettualità terrà pertanto conto, non solo degli aspetti scientifici, ma anche di quelli etico-sociali.
La esperienza sviluppata in questi anni ha precorso molti di questi indirizzi: già oggi l’evoluzione tecnologica e scientifica prospettano non solo una rivoluzione dei percorsi diagnostico-terapeutici, ma anche delle modalità di erogazione dei servizi, con importanti ricadute sotto il profilo organizzativo.
L’affinamento delle terapie (medicina di precisione) con l’introduzione di nuove opportunità di cura sempre meno gravate di effetti collaterali, il grande aumento conseguito nella sopravvivenza di molti malati neoplastici, lo sviluppo della mobile health, che consentirà sempre più diagnostica e assistenza da remoto, sono condizioni che spingono il sistema verso una erogazione di servizi di qualità, sempre più decentrati a livello territoriale.”