Tutti i più moderni modelli di programmazione socio-sanitaria si basano sulla rinnovata centralità dell'assistenza territoriale nella gestione dei fabbisogni di cura che riguardano in modo incrementale pazienti cronici multiproblematici e presuppongono una presa in carico globale del paziente sul territorio, con una forte integrazione tra risorse ospedaliere e territoriali.
L'invecchiamento della popolazione e l'affermazione di nuove forme di fragilità richiedono inoltre la copertura non solo dei crescenti bisogni sanitari ma anche di quelli sociali; appare per questo opportuno mettere in campo una programmazione ed un governo integrato delle funzioni che fanno capo a due diversi comparti istituzionali (Servizio Sanitario Regionale e Comuni).
Il Distretto è l'ambito ideale dove i bisogni del territorio possono essere valutati e dove può essere programmato e governato unitariamente il sistema dell'offerta di prestazioni socio-sanitarie; in altri termini, il l'ambito distrettuale è in grado di farsi carico della gestione globale della salute della popolazione assistita, con un approccio che presuppone lo sviluppo di un'appropriata struttura di governo, il consolidamento di un sistema di finanziamento sostenibile, lo sviluppo di partnership anche al di fuori dei perimetri istituzionali, la condivisione di vision ed obiettivi e la messa in campo di misure ed interventi integrati, in grado di intervenire sui determinanti di salute e di rispondere in modo adeguato ai bisogni dell'ambito territoriale di riferimento.
L'organismo di governo dell'ambito distrettuale è rappresentato dal "Comitato di Distretto", costituito dagli Enti Locali associati nell'esercizio delle funzioni sociali e socio-sanitarie e dall'Azienda USL nella sua articolazione territoriale, protagonista della programmazione, regolazione e verifica del sistema integrato degli interventi sociali, sociosanitari e sanitari (territoriali ed ospedalieri di base).
Tale organismo ha l'obiettivo di coniugare le specificità locali con un governo delle politiche che ottimizzi efficacia ed efficienza, basandosi su una forte integrazione tra gli interventi in molti settori ed in particolare al confine fra ospedale e territorio, nell'assistenza socio-sanitaria, e nelle iniziative di promozione della salute e di prevenzione, richiedendo una forte coesione istituzionale fra i singoli Comuni e tra questi nel loro insieme, l'Azienda USL, l'ASP e gli altri attori comunitari.
I bisogni oggi prevalenti, multiformi e frequentemente costituiti da più condizioni e fattori sovrapposti, richiedono risposte combinate sempre più in termini multiprofessionali e multidisciplinari, da parte di diversi attori; a tal fine il modello distrettuale proposto è la risposta più indicata, in quanto riconduce ad unitarietà di programmazione e di governo tutte le risorse disponibili, permettendo di adottare una pluralità di soluzioni ed un continuum di interventi concertati all'interno di una visione unitaria.
Sempre più i professionisti devono lavorare in modo integrato, muovendosi in diversi contesti, anche al di fuori di quello di appartenenza, superando i confini tradizionali (ospedale e territorio, sociale e sanitario), per assicurare soluzioni coordinate e centrate sui bisogni degli utenti.
Il perimetro delle forme di collaborazione viene allargato anche al di fuori dei confini istituzionali, sviluppando forme di sussidiarietà e collaborazioni con la comunità di riferimento e le sue forme associative, attraverso iniziative di programmazione partecipata e interventi di comunità, con un più forte impegno delle responsabilità dei diversi soggetti interessati ed un più esteso coinvolgimento degli attori impegnati nello sviluppo del benessere della comunità locale.
Diventa decisiva la capacità di raccordare con determinazione ed efficacia l'apporto delle municipalità in forma associata, dell'Azienda USL, dell'ASP (componenti verticali della sussidiarietà) con quello dell'associazionismo, del volontariato, della cooperazione sociale (componenti orizzontali della sussidiarietà) e di riflettere anche sulla funzione del privato che potrebbe rappresentare una ulteriore opportunità di sviluppo dell'offerta dei servizi alla persona.
La prospettiva è quella in cui i soggetti chiave (pubblica amministrazione, privato sociale e imprese) si sostengono reciprocamente lungo l'intera filiera del welfare: dalla rilevazione dei bisogni, alla co-progettazione con i diretti beneficiari delle politiche, fino alla erogazione dei servizi.
Occorre nondimeno coinvolgere attivamente famiglie e cittadini, destinatari ultimi degli interventi, per arrivare a concretizzare sempre più il loro protagonismo nelle decisioni che riguardano la loro salute o quella dei loro cari, stimolando forme di cittadinanza attiva e unendo tutte le forze in modo inclusivo, aggregando tutte le componenti della comunità per il welfare.
I principi-guida delle politiche distrettuali sono: 1) la prossimità delle cure, cioè la strutturazione di risposte il più possibile vicino ai luoghi di vita delle persone, in modo da semplificare l'accesso, rendere più facilmente individuabili i luoghi dove ottenere le risposte, andare incontro ai bisogni, e rendere la comunità più partecipe dei processi di cura; 2) la continuità dell'assistenza, ovvero il coordinamento degli interventi nello spazio e nel tempo, a garanzia di tenuta dei passaggi tra differenti ambiti, di riduzione della frammentarietà e della discontinuità, e di costruzione di relazioni fiduciali, in modo tale da non avere interruzioni o cambiamenti ingiustificati nei trattamenti o nei professionisti che assistono; questi principi, a fronte di una crescente quota di pazienti cronici e socialmente fragili assumono un rilievo del tutto particolare.
In tale prospettiva, le funzioni attribuite al Comitato di Distretto acquisiscono un peso rilevante nella definizione delle proposte di programmazione, nell'allocazione dei budget alle strutture di produzione, nel gestire gli strumenti di coordinamento tra le reti di offerta e nella verifica dei risultati conseguiti da ciascuna componente del sistema.
Le competenze del Distretto non riguardano in alcun modo la gestione diretta dell'offerta dei servizi che resta in capo alle strutture di produzione competenti per funzione; il Distretto assume maggiore centralità nelle funzioni di governo della domanda di servizi rivolta alle strutture di produzione.
La separazione delle funzioni di governo da quelle di produzione dei servizi, sposta i centri decisionali per la determinazione dell'offerta dai luoghi di cura e assistenza ai luoghi dove si rileva il bisogno.
Perché questa prospettiva possa avere successo, occorre dar concretezza da un lato al presupposto, già contenuto nella normativa regionale e già praticato a Imola, Azienda-Distretto, dell'autonomia economico finanziaria, nei limiti delle risorse assegnate. Dall'altro va tradotta operativamente la cosiddetta integrazione finanziaria, cioè quella modalità ricompositiva di tutte le risorse economiche che contribuiscono al finanziamento del Welfare locale (joint budgeting delle risorse di cui al quadro allargato) che vengono conferite nel portafoglio unico dell'organo di governo del Comitato di Distretto, cui competono le scelte di priorità allocativa. In questo modo si consolidano la trasparenza e le responsabilità redistributive delle risorse nelle diverse aree di intervento, pur restando in capo ai diversi soggetti titolari (Comuni, Azienda USL, ASP) le responsabilità gestionali e amministrative relative all'utilizzo dei fondi assegnati ed i vincoli di destinazione d'uso dei medesimi.
La costruzione di un welfare distrettuale, allargato e basato su responsabilità diffuse, richiede un notevole sforzo da parte di un considerevole numero di attori che devono interagire in modo costruttivo: le istituzioni pubbliche, le competenze professionali dell'ASP, dell'Azienda USL e dei Comuni, le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, le cooperative sociali, le organizzazioni sindacali, le Fondazioni, le imprese, i cittadini, i comitati consultivi misti, ecc.
Una comunità così composta ha in sé un grande potenziale di idee e di risorse, tale da consentire la costruzione collettiva di un sistema coeso e flessibile, in cui ognuno è chiamato a fare la propria parte.
Il modello di welfare comunitario non coincide con la somma degli interventi e dei servizi pubblici e privati disponibili, ma è il risultato di una forma di governance che si fa carico delle esigenze di tutti e attraverso la gestione comune delle attività e la realizzazione di interventi diversi e complementari, si connota come un mix di interventi e di un esercizio della cittadinanza, generativo di bene comune.
I Sindaci dei Comuni del Nuovo Circondario Imolese esercitano le funzioni di governance strategica del sistema integrato dei servizi sanitari, socio-sanitari e sociali nell'ambito del Comitato di Distretto, in forma associata, assicurando un adeguato livello di coesione istituzionale e di collaborazione. Il Comitato di Distretto svolge il ruolo di governo delle politiche sociosanitarie e sanitarie territoriali dell'ambito distrettuale, tramite l'esercizio delle funzioni di programmazione, regolazione e verifica, garantendo uno stretto raccordo con la Conferenza Territoriale Socio Sanitaria Metropolitana e avvalendosi dell'Ufficio di Piano per quanto attiene la funzione tecnica istruttoria delle decisioni.
ultimo aggiornamento
15 gennaio 2019